Un bambino che guarda, un altro che cerca di capire ciò di cui stanno parlando gli adulti. Una bimba che osserva, a sua volta osservata, un’anziana signora. E ancora figure di uomini e donne, colti nelle azioni quotidiane o assorti mentre ammirano l’infinito, che vengono fuori dal quadro, ma anche animali domestici colti nella loro relazione con le persone. Sguardi, che si intuiscono o che si offrono senza filtri all’osservatore, diretti e penetranti, curiosi e attenti. Sono quelli dipinti dal pittore astigiano Paolo Viola e che compongono, attraverso 25 quadri la mostra «Sguardi in atelier», che s’inaugura oggi, sabato 9 settembre, alle 17 nel laboratorio dell’artista, in via Quintino Sella 34.
Classe 1957, napoletano di nascita, Viola si è avvicinato alle arti figurative sin da giovane, iniziando a frequentare a 17 anni lo studio di Nicola Tota, pittore salernitano da cui ha appreso i concetti fondamentali della tecnica pittorica imparando a usare il colore in modo espressivo. Nel 1976 la sua prima personale a Salerno. Laureato in Medicina, arriva ad Asti per lavorare come medico, continuando a dipingere e mantenendo sempre un rapporto intenso e costante con la pittura.
«Il mio progetto pittorico è quello di andare oltre la forma di un quadro – sottolinea l’artista – Dipingo ciò che mi piace, ciò che mi emoziona, senza inseguire le mode». A emozionare Viola è, in particolare, la tridimensionalità, che ricerca attraverso l’uso, accanto e assieme alla tela, del legno, da cui il pittore ritaglia figure e particolari che si staccano dal quadro per creare una profondità che coinvolge chi osserva. Figure che si trovano all’interno e all’esterno delle opere, a volte sovrapponendosi alla tela. Opere caratterizzate da una costruzione scenografica e da una ricerca espressiva e cromatica che suscita emozioni forti. «Quando realizzo un’opera cerco di entrare in rapporto con il quadro, cerco di farne quasi parte – spiega Viola – Mi piace progettare le opere che dipingo e per farlo parto sempre da un’idea che cerco di realizzare attraverso un primo disegno da cui parte poi l’intera costruzione».
La Stampa, 9 settembre 2023